Percorsi terapeutici differenziati

Le terapie sistemiche hanno sviluppato molti interventi e strategie terapeutiche ma, come quasi tutte le prospettive terapeutiche, non li hanno differenziati in rapporto alle caratteristiche dei clienti. La teoria delle polarità semantiche familiari apre nuove strade per differenziare gli interventi. L’identificazione delle semantiche che dominano la conversazione nella famiglia del paziente aiuta il terapeuta, anche a prescindere dal tipo di psicopatologia, a formulare un percorso terapeutico adatto alla semantica del paziente e della sua famiglia.

Alcune storie terapeutiche possibili entro una semantica, nel senso di produt­tive, facili da attuare, capaci di stimolare il cambiamento, sono proibite per un’altra, nel senso che sono difficili da sviluppare, incapaci di promuovere le risorse, destinate a sollecitare drop out o circuiti disfunzionali.” (Ugazio,2012, p.314)

I valori, le definizioni di se stessi e degli altri, i legami di attaccamento e le modalità di relazionarsi sono differenti in ciascuna semantica. Conseguentemente, vincoli e risorse, così come le motivazioni degli individui per cambiare, sono diverse. Inoltre, abbiamo tanti modi di costruire la relazione terapeutica quante sono le semantiche e i terapeuti, dialogando con l’individuo, la coppia o la famiglia inevitabilmente finiscono per posizionarsi nella semantica dei clienti.

La semantica della libertà, della bontà, del potere e dell’appartenenza costruiscono la relazione terapeutica in modo diverso. Le aspettative verso la terapia, l’alleanza terapeutica, le sue possibili fratture e disfunzioni sono diverse in ciascuna semantica. Per esempio, quando la semantica della bontà prevale, come accade con i pazienti ossessivo-compulsivi e le loro famiglie, la polarità  “giudicare/rendere l’altro complice” caratterizza, spesso implicitamente, la relazione terapeutica. I terapeuti possono quindi inconsapevolmente trovarsi nella posizione di giudici, a cui il paziente o l’intero gruppo familiare chiedono di sciogliere i dilemmi morali che li travagliano, liberandoli dalla colpa e ristabilendo la giustizia nel gruppo. Ma, specialmente se si mantiene una posizione neutrale rifiutando ogni commento o osservazione che possa sembrare un giudizio, i terapeuti possono anche finire, lo vogliano o no, nella posizione di complici (Ugazio and Castelli 2015).

Quando la semantica del potere prevale, i terapeuti possono trovarsi nella scomoda posizione di competere con i loro clienti. Sentendosi sfidati dall’asimmetria della relazione pazienti-terapeuti, che interpretano attraverso la metafora del potere, i clienti possono sentirsi umiliati e considerare il setting e le sue regole come una sorta di mossa dei terapeuti per porli in una posizione di svantaggio. La semantica del potere offre tuttavia ai terapeuti la posizione più vantaggiosa di alleato. Per ottenere un alleato, i clienti possono accettare la relazione terapeutica. Sfortunatamente “è un’alleanza contro qualcun altro”  (Ugazio 2013, p. 273).

Queste differenze nella relazione terapeutica, nei valori, nelle emozioni, nei legami di attaccamento e nei modi di relazionarsi richiedono approcci terapeutici specifici che la teoria delle polarità semantiche ha, almeno in parte, già elaborato (Ugazio, 2019)

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